martedì 8 dicembre 2009

Nonno Camillo racconta…

Quando ero piccolo non c’era l’asilo, c’era solo la scuola elementare, vedete era là (indica dalla finestra) e vicino c’era la latteria. Quando ero come voi, aiutavo la mamma in casa, poi, a 6 anni, è arrivato il mio primo giorno di scuola. Mia mamma di ha accompagnato per mano, ero un po’ timido e parlavo solo patois, l’italiano l’ho imparato dalla maestra. Anche il Parroco parlava l’italiano, però ci faceva pregare in francese.

La maestra Ferrero veniva da Aosta a piedi tutti giorni, anche in inverno, quando c’era la neve. A quei tempi, nessuno aveva la macchina! Non c’era il pulmino: anch’io venivo a scuola a piedi con i miei amici, avevo gli zoccoli di legno. In inverno la maestra accendeva la stufa e ognuno di noi doveva portare un po’ di legna. La classe al mattino era molto fredda e la maestra ci faceva camminare intorno ai tavoli e fare le flessioni, per scaldarci un po’. Poi iniziava ad insegnarci l’alfabeto. Prima facevamo le aste, poi le lettere… c’era un silenzio assoluto… si sentivano volare le mosche! Per chi non stava zitto c’erano le punizioni: in ginocchio per cinque minuti, magari con le mani alzate, era faticoso e tutti imparavano a rispettare le regole.


Ma la cosa importante è che avevamo voglia di imparare. A casa c’era il lavoro che ci aspettava, stare a scuola era un riposo. Finite le lezioni bisognava aiutare la famiglia, andare al pascolo, poi, dopo che la mamma aveva munto, portare il latte alla latteria. Allora c’erano tante mucche a Chesallet e ogni giorno alla latteria si portavano 500 litri di latte. La mattina, a colazione, bevevo una tazza di latte tiepido, appena munto, con un pezzo di pane nero duro; i denti erano robusti!

A scuola non si mangiava niente, non c’era la refezione, ma in inverno salivamo a Rigollet dove la Signora Clapasson preparava la zuppa con la verdura del suo orto. Mangiavamo tutti insieme una ciotola di minestra calda, tutti i giorni minestra, com’era buona! E poi tutti fuori a correre e giocare prima di rientrare a scuola. La maestra a volte ci portava in passeggiata oppure ad imparare dei lavori, qui eravamo nella vigna. Avevamo una giubba nera col colletto bianco e la bambine un grembiule nero col fiocco bianco. Io ero bravo a scuola e studiavo tanto, così mi hanno dato la “Croce al merito”, la dovevo avere sempre puntata sulla giacca, quando uscivamo dalla scuola.

Con i miei amici Placido Bal e Gabriele Béthaz del mio villaggio parlavo patois, ma con la maestra solo l’italiano. Poi sono arrivati dei bambini nuovi che non parlavano né l’italiano, né il patois. Alcuni parlavano il veneto, altri il calabrese. Piano piano hanno imparato l’italiano e anche il patois e io so un po’ di veneto e di calabrese… e siamo diventati amici!

Grazie nonno Camillo!
I tuoi ricordi sono preziosi!