La maestra Ferrero veniva da Aosta a piedi tutti giorni, anche in inverno, quando c’era la neve. A quei tempi, nessuno aveva la macchina! Non c’era il pulmino: anch’io venivo a scuola a piedi con i miei amici, avevo gli zoccoli di legno. In inverno la maestra accendeva la stufa e ognuno di noi doveva portare un po’ di legna. La classe al mattino era molto fredda e la maestra ci faceva camminare intorno ai tavoli e fare le flessioni, per scaldarci un po’. Poi iniziava ad insegnarci l’alfabeto. Prima facevamo le aste, poi le lettere… c’era un silenzio assoluto… si sentivano volare le mosche! Per chi non stava zitto c’erano le punizioni: in ginocchio per cinque minuti, magari con le mani alzate, era faticoso e tutti imparavano a rispettare le regole.
A scuola non si mangiava niente, non c’era la refezione, ma in inverno salivamo a Rigollet dove la Signora Clapasson preparava la zuppa con la verdura del suo orto. Mangiavamo tutti insieme una ciotola di minestra calda, tutti i giorni minestra, com’era buona! E poi tutti fuori a correre e giocare prima di rientrare a scuola. La maestra a volte ci portava in passeggiata oppure ad imparare dei lavori, qui eravamo nella vigna. Avevamo una giubba nera col colletto bianco e la bambine un grembiule nero col fiocco bianco. Io ero bravo a scuola e studiavo tanto, così mi hanno dato la “Croce al merito”, la dovevo avere sempre puntata sulla giacca, quando uscivamo dalla scuola.