
La maestra Ferrero veniva da Aosta a piedi tutti giorni, anche in inverno, quando c’era la neve. A quei tempi, nessuno aveva la macchina! Non c’era il pulmino: anch’io venivo a scuola a piedi con i miei amici, avevo gli zoccoli di legno. In inverno la maestra accendeva la stufa e ognuno di noi doveva portare un po’ di legna. La classe al mattino era molto fredda e la maestra ci faceva camminare intorno ai tavoli e fare le flessioni, per scaldarci un po’. Poi iniziava ad insegnarci l’alfabeto. Prima facevamo le aste, poi le lettere… c’era un silenzio assoluto… si sentivano volare le mosche! Per chi non stava zitto c’erano le punizioni: in ginocchio per cinque minuti, magari con le mani alzate, era faticoso e tutti imparavano a rispettare le regole.
Ma la cosa importante è che avevamo voglia di imparare. A casa c’era il lavoro che ci aspettava, stare a scuola era un riposo. Finite le lezioni bisognava aiutare la famiglia, andare al pascolo, poi, dopo che la mamma aveva munto, portare il latte alla latteria. Allora c’erano tante mucche a Chesallet e ogni giorno alla latteria si portavano 500 litri di latte. La mattina, a colazione, bevevo una tazza di latte tiepido, appena munto, con un pezzo di pane nero duro; i denti erano robusti!
A scuola non si mangiava niente, non c’era la refezione, ma in inverno salivamo a Rigollet dove la Signora Clapasson preparava la zuppa con la verdura del suo orto. Mangiavamo tutti insieme una ciotola di minestra calda, tutti i giorni minestra, com’era buona! E poi tutti fuori a correre e giocare prima di rientrare a scuola. La maestra a volte ci portava in passeggiata oppure ad imparare dei lavori, qui eravamo nella vigna. Avevamo una giubba nera col colletto bianco e la bambine un grembiule nero col fiocco bianco. Io ero bravo a scuola e studiavo tanto, così mi hanno dato la “Croce al merito”, la dovevo avere sempre puntata sulla giacca, quando uscivamo dalla scuola.
Con i miei amici Placido Bal e Gabriele Béthaz del mio villaggio parlavo patois, ma con la maestra solo l’italiano. Poi sono arrivati dei bambini nuovi che non parlavano né l’italiano, né il patois. Alcuni parlavano il veneto, altri il calabrese. Piano piano hanno imparato l’italiano e anche il patois e io so un po’ di veneto e di calabrese… e siamo diventati amici! 



Si vede la scuola dall'alto!


...e i colori dell'autunno sono fantastici!
Siamo arrivati a Oveillan!
C'è anche un vecchio forno dove si cuoceva il pane di segale.
Ci riposiamo e le guardie forestali ci raccontano una storia sugli animaletti del bosco: 





















...parlare delle vacanze, guardando le cartoline...
... giocare insieme nel giardino...
... giochi difficili...

... esperimenti divertenti... 


Il viaggio si è svolto con un pulmino offerto dall'Amministrazione regionale.
"Faceva molto caldo e abbiamo bevuto una bibita fresca al bar davanti al Politecnico dove c'erano tanti studenti. Noi eravano i più piccoli!"
"La sala era piena di gente e il Rettore che è il capo del politecnico ha letto il titolo della nostra narrazione "Le avventure di Pinocchio"
"Poi ci hanno premiato: ci hanno dato un grande scatolone!"
"Prima di caricarlo sul pullman, lo abbiamo aperto: è un gioco molto bello! Lo porteremo ai compagni che sono rimasti a Chesallet e lo useremo tutti insieme!"

...e con un brindisi delle maestre!
